Thomas
Inquinamento da plastica
L’inquinamento causato dalla plastica consiste nella dispersione e nell’accumulo di materie plastiche nell’ambiente, questo causa problemi all’habitat di fauna e flora selvatica, oltre che a quello umano. Questo inquinamento può interessare l’aria, il suolo, i fiumi, i laghi e gli oceani.
La rilevanza di questo fenomeno deriva dall’ economicità della plastica, dalla diffusione, dall’ utilizzo in vari settori di attività e dalla sua alta persistenza nel tempo.
Il biologo Edward Carpenter nel 1972 pubblicò su Scienze due articoli di denuncia della massiccia presenza di particelle plastiche galleggianti nel Mar dei Sargassi, articoli che furono ignorati per circa 30 anni.
Nel 2022 l’Ocse ha presentato uno studio che analizzando il periodo tra il 1950 e il 2015 stima che solo il 9% dei rifiuti sono stati riciclati, in fine, mentre il 19% sono stati inceneriti e circa il 50% sono finiti in discariche controllate. Il restante 22% è stato abbandonato in discariche, bruciato a cielo aperto o gettato nell’ambiente.
Riflessione:
Da questo approfondimento si può capire come queste sostanze nocive penetrano in profondità raggiungendo oceani e mari.
I danni a tutte le specie viventi sono molto seri e non si pensa alle conseguenze a lungo termine e future.
Una buona pratica:
Per riuscire a limitare questo spreco di plastica, bisogna innanzitutto fare la raccolta differenziata nel migliore dei modi.
Nel mio piccolo potrei utilizzare un contenitore di vetro per l’acqua, riducendo quelli di plastica; se vado a fare la spesa utilizzo borse di tela o biodegradabili.
Emma
APPROFONDIMENTO:
La plastica. Ormai nel nostro quotidiano non può più mancare, pensiamo quante volte la maneggiamo in una giornata e non solo sotto forma di una classica bottiglietta ma per esempio il cellulare, il computer, gli imballaggi usati per il cibo, ecc…
Ma dove va a finire tutta questa plastica?
Nei punti in cui viene riciclata, nelle discariche, nei mari e negli oceani.
Quasi sicuramente almeno una volta avrete sentito parlare dell’isola di plastica nel pacifico, questa massa galleggiante di 10 milioni di km² (grande quanto il Canada) non è l’unico caso. Infatti di queste isole ce ne sono altre più piccole (un’altra nel pacifico, due nell’atlantico,una nell’indiano e una nell’artico -ho citato le più grandi-). Ma ce n’è una anche qui molto vicino a noi, tra l’isola d’Elba e la Corsica (non stabile quindi “va e viene” a seconda delle stagioni).
Oltre all’impatto catastrofico che ha la plastica sull’ambiente si aggiunge anche quello alla nostra salute, in quanto le microplastiche vengono ingerite dai pesci che poi finiscono sulle nostre tavole. Uno studio rivela che chi mangia pesce regolarmente, assume settimanalmente un quantitativo di plastica pari al volume di una carta di credito.
RIFLESSIONE:
Oltre a fare la raccolta differenziata quindi bisogna ridurre al minimo i consumi di plastica e riutilizzare il più possibile prima di buttare, e questa cosa va estesa non solo per la plastica ma anche per tutto il resto. Secondo una stima la maggior parte della plastica viene utilizzata per imballaggi quindi bisognerebbe valutare di usare imballaggi ecosostenibili riducendo l’utilizzo di plastica.
Alice
L’INQUINAMENTO DELLA PLASTICA
APPROFONDIMENTO
Tutti noi, ogni giorno, abbiamo a che fare con la plastica. La usiamo per vestirci, per spostarci, per mangiare, per bere, scrivere, comunicare, fare sport, fare acquisti… In quasi ogni azione quotidiana da noi compiuta è presente almeno un oggetto di plastica. Ma sappiamo esattamente di cosa parliamo quando nominiamo questo materiale? Sicuramente la plastica è un materiale facilmente riconoscibile non hai bisogno di sapere cosa c’è dentro per identificarla. Non servono tanti giri di parole, tanti termini tecnici per individuare le componenti in plastica di alcuni oggetti, non è necessario soffermarsi sulla sua composizione esatta per accorgersi che quello che hai in mano è un “pezzo di plastica”.
Si tratta di un materiale macromolecolare che viene creato in laboratorio, composto da polimeri di varia lunghezza. Entrando più nello specifico, le molecole polimeriche si formano tramite l’unione di tanti monomeri, che sono composti di carbonio e idrogeno derivanti da petrolio e metano. L’unione tra loro di questi monomeri crea vari polimeri, che assieme formano un’unica molecola lineare, ovvero la plastica. A questa catena di polimeri vengono nel frattempo aggiunte altre sostanze, per dare al materiale le caratteristiche che si desiderano. In sostanza, quindi, la plastica si ottiene dalla lavorazione chimica del petrolio, cui vengono aggiunti in varie quantità altri elementi come carbone, cellulosa e gas naturali. Le materie plastiche, naturalmente, non sono tutte uguali, ma ne esistono di tantissimi tipi, ciascuna con la propria tipologia di riciclo.
la problematica della dispersione nell’ambiente della plastica è data soprattutto proprio dal riciclo che, non è sempre effettuato in maniera corretta. Ad esempio molti oggetti come bicchieri, sacchetti… vengono etichettati come monouso, ciò non permette al meglio il riciclaggio perché c’è un sovraccarico di materiali da creare e buttare in breve tempo. Non sempre però l’oggetto viene buttato e riciclato ma viene disperso nell’ambiente andando con il passare del tempo in mare.
La plastica in mare
L’inquinamento della plastica in mare è un grave problema che minaccia la salute del pianeta e della maggior parte dei suoi abitanti compreso l’uomo.
Ogni anno circa 8,8 milioni di tonnellate di rifiuti finiscono nell’Oceano. È come se un camion della spazzatura riversasse ogni minuto il suo contenuto direttamente in mare. L’80% di questi rifiuti arrivano da fonti artificiali create dall’uomo e in mare galleggia ancora tutta la plastica fino ad ora prodotta dall’anno 1970. Se continuiamo ad immettere rifiuti e a sopra sfruttare le risorse, probabilmente entro il 2050 l’Oceano conterrà più plastica che pesci. Proprio in mare c’è la maggior parte delle materie plastiche disperse nell’ambiente dall’uomo, proprio per questo motivo si stanno formando gigantesche isole di plastica, di cui una delle più grandi al mondo, situata tra corsica e isola d’Elba, è grande circa 1655085 km quadrati e pesa circa 1.178.000 tonnellate. Questa plastica però, non arriva sempre dal mare perché la fonte del rifiuto può essere molto distante. I rifiuti, infatti, sono trasportati tramite le correnti fino ad aree remote come isole disabitate, mare aperto o fondali profondi.
Chi subisce maggiormente i danni sono gli animali marini ad esempio a livello globale sono circa 817 le specie influenzate dalla presenza di plastiche, molte delle quali protette, con un aumento del 23% rispetto al 2012. Tartarughe, mammiferi e uccelli marini sono tra le specie maggiormente colpite, poiché spesso rimangono intrappolati in reti abbandonate o ingeriscono rifiuti confondendoli per loro prede.
Le plastiche monouso
Il dato ancora più allarmante è che di tutta la plastica prodotta ogni anno, il 40% viene utilizzata una volta e poi gettata via. Una cannuccia ha una vita media di soli 15 secondi, il tempo di bere un drink o un succo. Pensiamo a quante cannucce vengono distribuite in un solo minuto in tutto il mondo, un numero inimmaginabile. Lo stesso accade, per esempio, con i cotton fioc. Questi piccoli e insignificanti oggetti vantano l’Oscar per rifiuto numero uno al mondo trovato sulle spiagge, perché una volta utilizzati e gettati nel wc, viaggiano indisturbati fino all’Oceano. Un altro importante dato è che ogni minuto nel mondo vengono vendute più di un miliardo di bottiglie d’acqua. Facendo i calcoli: 1.000.000.000 x 60 minuti x 24 ore circa 365 giorni. Il risultato è un numero inimmaginabile. L’Italia è uno dei Paesi con l’acqua di acquedotto più buona e di alta qualità, eppure è anche il primo Paese d’Europa e il secondo al mondo per consumo di acqua in bottiglia. Il numero? Più di 11 miliardi di bottiglie d’acqua all’anno. Oltre però a questi esempi appena citati ce ne sono molti altri in classifica tra i materiali più dispersi nell’ambiente:
- n.5 Polistirolo e plastiche varie
- n.4 Mozziconi di sigaretta
- n.3 Mozziconi di sigaretta
- n. 2 Reti per la coltivazioni di cozze
- n. 1 Usa & Getta
Agenda 2030
L’agenda 2030 è un programma creato nel settembre del 2015, che comprende tutti i paesi che fanno parte delle Nazioni Unite e prevede 17 obiettivi da raggiungere entro il 2030 per uno sviluppo sostenibile: per sviluppo sostenibile s’intende costruire un mondo in cui lo sfruttamento delle risorse naturali, lo sviluppo tecnologico ed economico dell’umanità non abbiano più un impatto negativo sull’ambiente. Tali propositi seppur impegnativi, saranno un base per dar vita a un mondo diverso e migliore di quello di oggi.
Il 14° obbiettivo è dedicato alla conservazione del mare e della propria biodiversità della flora e della fauna: “Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile” Gli oceani del mondo – la loro temperatura, la loro composizione chimica, le loro correnti e la loro vita – influenzano i sistemi globali che rendono la Terra un luogo vivibile per il genere umano. L’acqua piovana, l’acqua che beviamo, il meteo, il clima, le nostre coste, molto del nostro cibo e persino l’ossigeno presente nell’aria che respiriamo sono elementi in definitiva forniti e regolati dal mare. Nel corso della storia, gli oceani e i mari sono stati e continuano ad essere canali vitali per il commercio ed il trasporto.
RIFLESSIONE
Ho scelto questo tema perché mi sembra più attuale e più “sentito” nella quotidianità. Tutti i giorni noi utilizziamo oggetti in plastica e, senza rendercene conto, tante volte disperdiamo plastiche e microplastiche nell’ambiente. Probabilmente tante informazioni sulla vita della plastica non le sapevo prima di questa ricerca e sapere che impatto ha e avrà lo sbagliato riciclo mi aiuterà nell’essere più attenta.
BUONA PRATICA
Diminuire lo spreco di plastica dovrebbe essere un obiettivo comune. Prima di tutto, renderebbe più agevole la raccolta rifiuti di questo materiale e la sua eliminazione. Inoltre, permetterebbe di rendere molto più semplice il lavoro di aziende che si occupano di riciclaggio.Cosa ancora più importante è il notevole contributo che questa azione porterebbe al benessere dell’ambiente, rendendo città e ambienti naturali più puliti e vivibili.
Un errore molto comune è comprare più cibo confezionatodel necessario: i prodotti che vengono venduti al supermercato spesso hanno molto più imballaggio del necessario. Questo accade soprattutto con frutta e verdura, molte volte confezionata singolarmente con l’aggiunta anche di una vaschetta di plastica. Scegliendo di comprare cibi venduti sfusi, invece, non si alimenta la diffusione di questo materiale e, allo stesso tempo, si risparmia anche sul prezzo finale.
Anche le bottiglie di plastica non sono necessarie, l’acqua del rubinetto in Italia è ottima ma, nel caso in cui in alcune zone abbia un gusto meno gradevole, è comunque possibile dotarsi di un depuratore. Le case dell’acqua, poi, sono diffuse ovunque e forniscono una valida alternativa al rubinetto di casa spesso gratuita o a prezzi davvero contenuti. Basta portare con sé alcune bottiglie di vetro, che possono essere riutilizzate all’infinito, e riempirle con la versione naturale o con quella frizzante.
Molto diffuse sono anche le stoviglie usa e getta: Quando nei locali vengono serviti cocktail e bevande spesso si fa un uso smodato delle cannucce di plastica così come accade con piatti e posate dello stesso materiale durante feste o eventi. Tutti oggetti che dopo un solo utilizzo vengono gettati via.
Per ovviare a questo problema e diminuire lo spreco di plastica è possibile fare a meno delle cannucce quando non sono strettamente necessarie oppure scegliere modelli biodegradabili come quelle in bamboo o in carta. Lo stesso vale per piatti e bicchieri, che possono essere scelti in ceramica o vetro oppure compostabili.
Quando si va a fare la spesa, spesso si comprano anche i sacchetti di plastica, ciò non è necessario perché portandosi da casa borse in stoffa o che possono essere utilizzate più volte si limita lo spreco e diminuendo anche i costi.
Un altro errore molto diffuso è la scelta dei detersivi. In commercio esistono i detersivi sfusi, vero che questa possibilità non è presente ovunque ma sono sempre più numerosi i negozi che offrono la possibilità di acquistare detersivi sfusi, riducendo così drasticamente la produzione di questo tipo di contenitori di plastica. Basta averne un paio, infatti, e riutilizzarli di volta in volta! Per chi vuole cimentarsi nel fai da te è anche possibile creare il proprio detersivo direttamente in casa con pochissimi ingredienti: spesso bastano aceto e bicarbonato. Una scelta nel rispetto dell’ambiente, che permette anche di risparmiare.
Elisa e Elison
LE PLASTICHE
Approfondimento:
Un’isola di plastica è un accumulo di spazzatura composto da molti rifiuti, soprattutto da miliardi di frammenti di plastica, essa rilascia delle sostanze dannose per lo sviluppo della fauna marina. Inoltre può essere ingerita da pesci, uccelli e altri animali.
La più grande di tutte si trova al centro dell’Oceano Pacifico ed è stata denominata “Great Pacific Garbage Patch”.
Ogni anno si riversano nell’oceano da 1,15 a 2,41 milioni di tonnellate di rifiuti plastici. La plastica più resistente galleggia e può essere trasportata su lunghe distanze, facendosi strada al largo con le correnti. Infine, si accumula in un’area generata da un vortice.
Ormai dal mare arrivano molte notizie allarmanti riguardo inquinamento e plastica, come ad esempio animali intrappolati nelle reti: tartarughe soffocate dai sacchetti, per non parlare delle isole di plastica galleggianti.
Per risolvere una parte di questi problemi le persone hanno iniziato a progettare delle soluzioni.
Domanda:
Che soluzioni ci sarebbero per ridurre la plastica monouso in modo da non creare più enormi isole di plastica sparse negli oceani e nei mari?
Riflessione:
Secondo noi la questione “plastica” non dovrebbe più essere sottovalutata, com’è sempre stato fatto dalle persone. Soprattutto in questo periodo dove la plastica ha preso il sopravvento e si sta arrivando in un punto di non ritorno. Proprio per questo bisogna affrontare l’argomento in modo serio per poter trovare una soluzione semplice ed efficace che tutti riescano così a rispettare.
Buona pratica:
Bisognerebbe ridurre il consumo di plastica nelle nostre giornate quotidiane, limitando l’uso di plastica monouso sostituendola con prodotti biodegradabili, che non danneggiano l’ambiente o che si possono riutilizzare in altri modi.
Liviu
Il mare non è una discarica: aiutaci a proteggerlo!
Ogni minuto l’equivalente di un camion pieno di plastica finisce negli oceani, provocando la morte di tartarughe, uccelli, pesci, balene e delfini, fino ad arrivare nei nostri piatti!
Plastica monouso che galleggia a vista d’occhio e si deposita nei fondali, insieme a microplastiche invisibili contenute in detersivi, cosmetici, vernici hanno invaso l’ambiente marino e contaminato ogni angolo della Terra. Ma il mare non è una discarica! Non possiamo più permetterci prodotti progettati per inquinarlo.
Chiedi alle aziende di fare la propria parte riducendo gli imballaggi inutili e dannosi.
Plastica: invasione dai numeri impressionanti
Con tutta la plastica che c’è nei mari potremmo fare 400 volte il giro della Terra. 8 milioni di tonnellate, soprattutto microplastiche e plastica monouso non riciclata, finiscono ogni anno in mare, diventando cibo per pesci. 700 le vittime tra le specie a rischio: scambiano la plastica per cibo e muoiono per indigestione o soffocamento. La plastica sta letteralmente invadendo il mare, in assenza di leggi ambiziose e di comportamenti responsabili delle imprese, che continuano ancora oggi ad inondarci di prodotti monouso, pur sapendo che il riciclo da solo non basta.
Perché dobbiamo intervenire
Le aziende sanno benissimo che tutta la plastica non viene riciclata: i loro prodotti fatti di plastica, dentro e fuori, distruggono il mare, uccidono i pesci e mettono potenzialmente a rischio la nostra salute. Chi sta contribuendo a questa grave emergenza deve assumersi le proprie responsabilità! Per difendere un bene comune e prezioso come il mare, fonte di vita per animali straordinari e comunità locali, è assolutamente necessaria una riduzione nella vendita e produzione di plastica usa e getta da parte delle grandi multinazionali del food e beverage, insieme ad una severa regolamentazione del settore: insieme possiamo ottenerlo!
Emma
INQUINAMENTO DA PLASTICA
L’inquinamento da plastica è diventato uno dei problemi ambientali più urgenti da affrontare, sia per la sua gravità, sia perché lo abbiamo ignorato per troppo tempo. Negli ultimi decenni la produzione e il consumo di oggetti in plastica ha visto una crescita esponenziale e ha prodotto fenomeni di inquinamento sulla terraferma e in mare soprattutto in molti paesi dell’Asia e dell’Africa, dove i sistemi di raccolta dei rifiuti sono spesso inefficienti o inesistenti.
Com’è successo?
Le plastiche ottenute da carburanti fossili hanno oltre un secolo. La produzione e lo sviluppo di migliaia di nuovi prodotti in plastica ha avuto un’accelerazione dopo la Seconda guerra mondiale, trasformando l’età moderna in modo così profondo che, oggi, la vita senza plastica sarebbe irriconoscibile. La plastica ha rivoluzionato la medicina con dispositivi salvavita, ha reso più leggere le automobili e i jet, consentendo di risparmiare carburante e inquinare di meno; salvato vite con caschi, incubatrici e attrezzature per rendere potabile l’acqua.
Le comodità offerte dalla plastica, però, hanno portato a una cultura dell’usa e getta che rivela il lato oscuro di questo materiale: oggi le plastiche monouso costituiscono il 40% di tutte quelle prodotte ogni anno.
Molti di questi prodotti, ad esempio le buste di plastica o gli involucri per cibo, hanno una vita di pochi minuti o poche ore, anche se rimangono nell’ambiente per centinaia di anni.
Alcuni dati:
– Metà di tutta la plastica prodotta è stata realizzata solo negli ultimi 15 anni; La produzione è aumentata in modo esponenziale dai 2,3 milioni di tonnellate del 1950 ai 448 milioni di tonnellate del 2015. Un dato che dovrebbe raddoppiare dal 2050.
– Ogni anno circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica finiscono dalle nazioni costiere negli oceani. Equivale a buttare cinque buste d’immondizia ogni 30 centimetri di costa in tutto il mondo.
– Spesso le plastiche contengono additivi che le rendono più resistenti, più flessibili e durevoli. Molte di queste sostanze, però, possono prolungare la vita dei prodotti nel momento in cui vengono gettati via. Si stima che alcuni possano durare almeno 400 anni prima di degradarsi.
INQUINAMENTO DA MICROPLASTICHE
Una volta che si trovano in mare, i rifiuti di plastica vengono degradati da luce del sole, vento e onde in piccole particelle spesso inferiori al mezzo centimetro di larghezza. Queste cosiddette microplastiche, diffuse attraverso tutta la colonna d’acqua, sono state trovate in ogni angolo del pianeta, dal Monte Everest, la cima più alta, alla Fossa delle Marianne, la depressione più profonda.
Le microplastiche si degradano poi in pezzi sempre più piccoli. Nel frattempo le microfibre plastiche sono state trovate pure nei sistemi idrici cittadini che forniscono acqua potabile e fluttuano anche nell’aria.
I danni alla fauna selvatica
Ogni anno milioni di animali vengono uccisi dalle plastiche: uccelli, pesci e altri organismi marini. Si sa che circa 700 specie, comprese quelle a rischio di estinzione, sono state in qualche modo colpite dalla plastica. E praticamente tutte le specie di uccelli marini mangiano questo materiale.
Gli animali muoiono soprattutto di fame o perché intrappolati. Foche, balene, tartarughe e altri animali finiscono spesso strangolati da attrezzature da pesca e anelli di plastica da sei lattine abbandonati. Microplastiche sono state rinvenute in oltre cento specie acquatiche compresi i pesci, i gamberi e le cozze che dovrebbero finire nei nostri piatti.
In molti casi questi minuscoli pezzetti passano attraverso l’apparato digerente per poi essere espulsi senza alcuna conseguenza. Tuttavia è avvenuto anche che la plastica abbia bloccato alcuni tratti dell’apparato digerente o perforato degli organi, causando la morte. Lo stomaco pieno di plastica fa sì che si riduca il senso dell’appetito, provocando la morte per fame. Ma la plastica viene mangiata anche dagli animali che popolano la terraferma come elefanti, iene, zebre, tigri, cammelli, bovini e altre grandi specie. In alcuni casi il risultato finale è la morte. Alcuni test hanno confermato danni al fegato, danni cellulari e disturbi del sistema riproduttivo che hanno indotto alcune specie, come le ostriche, a produrre meno uova. Alcune nuove ricerche hanno mostrato che i pesci allo stato larvale mangiano nanofibre già nei primi giorni di vita, sollevando nuove domande su quali siano gli effetti della plastica sulle popolazioni di pesci.
COME FERMARE LA MAREA DI PLASTICA
Una volta che sono nell’oceano, è molto difficile, se non impossibile, recuperare i rifiuti di plastica. I sistemi meccanici, sono efficaci se devono catturare grossi pezzi di plastica, come bicchieri e contenitori per cibo, dalle acque interne. Ma nel momento in cui si degradano in microplastiche e galleggiano lungo tutta la colonna d’acqua in mare aperto, sono praticamente impossibili da recuperare. La soluzione, quindi, è anzitutto impedire che questi rifiuti entrino nei fiumi e in mare.
Cosa fanno le associazioni
Per affrontare il problema dell’inquinamento di plastiche nell’ambiente, occorre il coinvolgimento di tutti gli attori: i ricercatori, i rappresentanti dell’industria, la consapevolezza e coinvolgimento dei cittadini e una forte volontà politica a livello nazionale e internazionale. Il WWF, lavora per realizzare un’economia circolare della plastica basata sulla riduzione dei consumi, sul riutilizzo, sulla ricerca di prodotti alternativi a minor impatto, sul miglioramento della gestione dei rifiuti, sull’incremento del riciclo e sull’ampliamento del mercato delle materie secondarie. Promuoviamo l’adozione di misure più severe contro l’inquinamento da plastica nel Mediterraneo attraverso la Convenzione di Barcellona, le politiche nazionali e dell’UE, come il divieto di alcuni tipi di plastica monouso e obiettivi vincolanti per migliorare la raccolta dei rifiuti.
Impegno internazionale
I 20 grandi Paesi del G20 si impegnano al pieno utilizzo delle soluzioni basate sulla natura o sull’ecosistema per affrontare la perdita di biodiversità, ripristinare i terreni degradati, prevenire, mitigare e adattarsi ai cambiamenti climatici.
Cosa possiamo fare noi?
L’inquinamento della plastica è uno di quegli aspetti in cui ogni cittadino può fare la differenza. Sebbene il sostanziale cambiamento di rotta può essere ottenuto solo con il coinvolgimento della filiera produttiva che può sostituire i prodotti plastici con prodotti realizzati in altri materiali alternativi e in plastica riciclata, e delle pubbliche amministrazioni che devono organizzare la raccolta e il riciclo dei prodotti plastici, ognuno di noi deve sentire forte l’impegno nel corretto smaltimento dei rifiuti plastici, nell’utilizzare sacche per la spesa multiuso e molti altri comportamenti che possono ridurre il consumo di plastica e generare una nuova richiesta sui mercati di prodotti realizzati con materiali e processi produttivi sostenibili.
RIFLESSIONE
Cercando tutte queste informazioni ho capito quanta plastica ingeriamo e respiriamo senza rendercene conto e quanto la gente se ne freghi dell’ambiente pur sapendo che c’è il problema dell’inquinamento da plastica.
Camilla
Approfondimento sull’ inquinamento della plastica
La plastica, materiale derivante dal petrolio, è diventata ormai indispensabile per la vita di tutti i giorni, tanto che ormai risulta difficile se non impossibile pensare ad un oggetto che non la contenga neanche in minima parte.
Data la sconfinata necessità di questo prodotto, però, esso viene spesso consumato in maniera smisurata e in alcuni casi senza motivo.
I danni causati da questo utilizzo di plastica sono sempre più evidenti, un esempio sono i garbage patches vere e proprie isole composte da plastica e di dimensioni spropositate, si stima che la più ampia di queste possa raggiungere la superficie della Penisola Iberica e superi il peso di 200 tonnellate.
Le previsioni degli studiosi più pessimisti annunciano che entro il 2050, la presenza di plastica abbandonata negli oceani supererà quella dei pesci provocando gravissimi danni all’ecosistema.
Nonostante la piccola dimensione della microplastica questi frammenti vengono assunti in notevoli quantità anche dagli esseri umani attraverso cibo e cosmetici, si considera che ogni settimana ingeriamo l’ equivalente di una carta di credito.
I dati raccolti dall’OMS ( organizzazione mondiale della sanità) riportano che le vittime, soltanto che riguarda l’Italia, siano 80 mila mentre nel resto del mondo raggiungono i 6 quasi 7 milioni.
Negli ultimi anni, data l’urgenza di questo problema sono nati molti progetti con lo scopo di sensibilizzare la popolazione e salvare il mondo in cui viviamo.
Oltre ad attività che cercano di raccogliere la plastica che noi buttiamo in giro per prevenire questo problema si può diminuire l’uso di oggetti monouso.
Irene
Riflessione sull’inquinamento della plastica
Io penso che se usassimo meno oggetti di plastica, come piatti e bicchieri, le nostre spiagge e i nostri mari sarebbero più puliti e meno inquinati. Se noi fossimo capaci di non contaminare il mare riusciremo a salvare il nostro ecosistema e gli animali marini. Dato che ormai le acque sono abbastanza inquinate e i pesci ingeriscono la plastica, anche noi che li mangiamo, ci nutriamo di microplastiche.
Yasmine
Buona pratica
Bisognerebbe far evitare alle persone di usare plastica producendone di meno, per esempio: trasmettendo in tv delle pubblicità riguardanti il mondo in cui vivremo in futuro, se continueremo a usare sempre più plastica e mettendo dei cartelloni per strada.
Alcuni modi per diminuire l’uso della plastica:
- Sostituire le bottiglie di plastica con le borracce di metallo.
- Eliminare le cannucce di plastica o produrne di meno e il minimo indispensabile
- Conservare i contenitori di vetro e riutilizzarli
- Eliminare bicchieri, posate, piatti usa e getta
- Ridurre gli accendini
Ion
Inquinamento da plastica
Ogni anno circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica finiscono dalle nazioni costieri negli oceani. Equivale a buttare cinque buste di immondizia ogni 30 centimetri di costa in tutto il mondo.
spesso le plastiche contengono additivi che le rendono più resistenti.
Molte di queste sostanze però possono prolungare la vita dei prodotti nel momento in cui vengono gettati via. Si stima che alcuni possano durare almeno 400 anni prima di degradarsi.
La maggior parte della plastica che è nell’oceano arriva dalla terraferma. Oppure viene trasportata dai fiumi più grandi, che agiscono da nastro trasportatore raccogliendo immondizia su immondizia man mano che scendono a valle.
Una volta che sono in mare, molti dei rifiuti plastici rimangono in acque costiere.
Ma nel momento che vengono catturati dalle correnti oceaniche, possono andare a finire in tutto il mondo.