Ho scelto questo link perché spiega quali sono i gas. Sono: il vapore acqueo (H2O), l’anidride carbonica (CO2), il metano (CH4), l’ozono e l’ossido di azoto (N2O).
https://www.genano.com/it/infobase/i-gas-effetto-serra-e-i-loro-effetti-nocivi
Adele
Quando si parla di cambiamenti climatici viene subito da pensare all’impatto ambientale che hanno gli scarichi dei mezzi di trasporto di tutto il mondo e delle industrie; solo grazie a delle recenti ricerche si sta dando sempre più importanza al binomio allevamenti intensivi – inquinamento, ovvero sempre più scienziati stanno dimostrando quanto siano inquinanti le industrie della zootecnica intensiva.
Che gli allevamenti intensivi inquinassero si era iniziato a capire già da tempo, ma solo delle recenti ricerche hanno dimostrato a quanto ammonta l’inquinamento atmosferico provocato da queste industrie. Tra il 2007 e il 2018 gli allevamenti intensivi hanno inquinato come quasi otto milioni e mezzo di automobili.
In questo lasso di tempo l’industria zootecnica ha aumentato del 6% le emissioni ogni anno che equivalgono a 39 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Secondo l’ISPRA gli allevamenti intensivi sono la causa del 75% dell’ammoniaca immessa nell’aria e questi dati riguardano solamente allevamenti italiani.
Andrea
Il riscaldamento globale è un fenomeno climatico osservato in questi ultimi decenni, il quale provoca un aumento della temperatura media della superficie della Terra. È evidente che questo riscaldamento è provocato dall’effetto serra, causando emissione di gas nell’atmosfera. Un aumento della temperatura media globale porterebbe ad avere aree delle medie latitudini più soggette a fenomeni di desertificazione, in virtù anche di assenza prolungata di precipitazioni atmosferiche per effetto di fenomeni siccitosi e ondate di caldo.
Casimiro
Deforestazione in Amazzonia
Io ho chiesto a mio papà come era il clima quando era più piccolo, e lui mi ha detto che quando era più piccolo le stagioni erano molto più regolari l’estate era calda l’inverno sempre freddo, mentre invece adesso per esempio quest‘inverno ha fatto poca neve e molto caldo con molto sole quindi magari questa primavera farà più freddo, poi gli ho chiesto se si parlava molto di più dell’inquinamento e lui mi ha detto che se ne parlava molto di meno perché non era così sviluppato perché c’era meno popolazione quindi anche meno macchine, meno tecnologia, meno trasporti in generale.
Ginevra
Cambiamenti climatici, emergenza globale da codice rosso. Il climatologo Barbiero: “In Trentino la temperatura è aumentata il doppio rispetto alla media globale”
Sull’arco alpino e in Trentino il clima sta cambiando in maniera rapida e intensa con effetti sempre più evidenti. Il climatologo Barbiero: “Gli studi ci indicano che potremmo assistere a eventi sempre più estremi, come la tempesta Vaia”. Nel giro di un secolo e mezzo la superficie dei ghiacciai si è ridotta del 75%
TRENTO. “È inequivocabile che l’influenza umana ha riscaldato l’atmosfera, l’oceano e le terre emerse – inoltre – la portata dei recenti cambiamenti nel sistema climatico è senza precedenti”, sono queste due delle principali considerazioni che emergono dall’ultimo Rapporto di Valutazione sul clima globale redatto dal Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite. In ogni regione del Mondo infatti, i cambiamenti climatici stanno già influenzando molti eventi meteorologici e climatici estremi, come ondate di calore, precipitazioni intense, siccità e cicloni tropicali, che si sono rafforzate rispetto agli ultimi anni. Non è un caso che il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, abbia parlato di “codice rosso per l’umanità”.
Per usare le parole dell’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente di Trento (Appa), che ha commentato il rapporto appena pubblicato, il clima sta cambiando in maniera più rapida e intensa del previsto mentre le azioni intraprese a livello globale per tagliare drasticamente le emissioni di gas serra, frenare il riscaldamento globale e contrastare la crisi climatica sono ancora del tutto insufficienti.
“Anche in Trentino e su tutto l’arco alpino siamo di fronte a un evidente aumento delle temperature” conferma Roberto Barbiero, climatologo dell’Appa di Trento. Sul tema, assieme a Valentina Musmeci, Barbiero ha scritto anche un libro “Storie di clima. Testimonianze dal mondo sugli impatti dei cambiamenti climatici” per raccontare gli impatti sempre più devastanti dei cambiamenti climatici sulla vita delle comunità umane, animali e vegetali. Come rilevato dall’esperto dell’Appa, basandosi sui dati raccolti da Meteotrentino, il cambiamento climatico è ormai un’emergenza evidente. In Trentino si stima un incremento delle temperature di circa un grado tra il trentennio 1961-1990 e il 1991-2020, se poi si assume come periodo di riferimento l’era pre-industriale (1850-1899), l’aumento stimato per la città di Trento raggiunge i due gradi, circa il doppio di quanto osservato a livello medio globale.
“Per quanto riguarda le precipitazioni – prosegue Barbiero – stiamo cercando di indagare meglio il fenomeno ma possiamo già affermare che pure qui siamo di fronte a dei cambiamenti importanti”. Ad essersi modificato non è tanto il regime medio delle precipitazioni che si registrano nell’arco di un anno quanto piuttosto l’alternarsi della varie fasi. “Gli studi ci indicano che sta aumentando l’intensità degli eventi estremi, che a loro volta si alternano a periodi sempre più lunghi di siccità, cioè di assenza di pioggia”. Il settore più vulnerabile a questo tipo di eventi è quello dell’agricoltura. Secondo le stime di Coldiretti, nel 2021, per effetto dei cambiamenti climatici le produzioni nazionali hanno subito tagli che vanno dal 5 al 10% per le previsioni di vendemmia, al 10% per il grano mentre è praticamente dimezzata la frutta nazionale con cali del 30% per le ciliegie, del 40% per le pesche e nettarine fino al 50% per le albicocche, rispetto ad una annata normale. Solo in Trentino, stando alle stime di Codripra, precipitazioni eccessive, grandinate e gelate hanno provocato danni per 40 milioni di euro. “Il riscaldamento globale fa partire prima la stagione vegetativa ma le gelate non scompaiono e arrivano quando non dovrebbero, come accaduto durante questa stagione”.
Non solo, perché tra gli effetti più evidenti ci sono quelli che riguardano lo scioglimento dei ghiacciai. Dall’800, quando i ghiacciai raggiunsero la massima espansione, la loro superficie si è ridotta a circa un quarto, in altre parole il 75% dei ghiacci che ricoprivano le Alpi è scomparso. “Il degrado del permafrost (il suolo perennemente gelato in profondità ndr) si nota sia in Trentino che in Alto Adige e sta provocando problemi alla stabilità di alcune parti di montagna”. Anche la quota della neve si sta alzando, in più le nevicate sono influenzate dall’andamento stesso delle precipitazioni, quindi eventi più intensi ma brevi, alternati a lunghi periodi dove non nevica per niente.
“Se è vero che in questo periodo sulle Alpi orientali si sono registrate alcune delle nevicate più intense degli ultimi anni non significa che coincidano con una tendenza a maggiori precipitazioni invernali. Le eccezioni ci saranno sempre ma poi bisogna andare a guardare cosa accade nel lungo periodo”.
“Ovviamente tutto ciò influenza sia la flora che la fauna”, sottolinea il climatologo dell’Appa. “Alcune specie si alzano di quota, occupano spazi che prima non potevano raggiungere soppiantandone altre che rischiano l’estinzione. In questo senso preoccupa soprattutto la velocità con la quale si verificano questi cambiamenti che sballano completamente alcuni meccanismi di sincronicità fra le varie specie di flora e fauna”. Gli eventi estremi poi, hanno effetti sui rischi idrogeologici: “Nei prossimi anni è probabile che assisteremo sempre più spesso a fenomeni in grado di raggiungere l’intensità della tempesta Vaia”. Tra il 27 e il 29 ottobre 2018 l’intera area del Nord-est venne investita da un’eccezionale ondata di maltempo, in poche ore raffiche di vento che potevano raggiungere i 200 chilometri orari sradicarono e spezzarono più di 3 milioni di alberi.
In questo scenario rappresentano una ben magra consolazione le “opportunità” che potrebbero aprirsi alla luce dei cambiamenti climatici. “È vero alcune produzioni agricole potrebbero essere portate più in quota ma dovrà essere valutata l’opportunità di simili operazioni, in funzione del consumo di suolo e della carenza della risorsa d’acqua che interesserà anche le Alpi”. L’altra faccia dei cambiamenti climatici infatti, quella più grave e pericolosa, sono gli impatti che non riguardano solo l’ambiente e gli ecosistemi, ma anche importanti settori socio-economici, come l’agricoltura, il turismo e la produzione di energia idroelettrica, sulla salute umana e sulla sicurezza della popolazione, ma anche sulle risorse, finora ritenute garantite, come acqua e suolo.
Come evidenzia l’Agenzia per la protezione dell’ambiente la lotta ai cambiamenti climatici è una priorità planetaria che però si deve necessariamente tradurre in azioni operative a livello dei singoli Paesi e delle singole regioni. È proprio alla luce di queste considerazioni che la Provincia di Trento ha approvato nei giorni scorsi un percorso di azione denominato “Trentino Clima 2021-2023”, coordinato dalla stessa Appa, al fine di elaborare una strategia provinciale di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici che costituirà nei prossimi anni lo strumento di riferimento per affrontare l’emergenza climatica anche in Trentino.
Gioele
Questo link è molto utile perché ti spiega come l’allevamento influisce sul riscaldamento globale
https://www.lav.it/aree-di-intervento/allevamenti-e-alimentazione/cambiamenti-climatici-allevamenti
Anna
L’industria della carne è oggi una delle principali responsabili dell’emissione di gas serra nell’atmosfera, producendo il 14% delle emissioni globali – più dell’intero settore dei trasporti, considerando treni, macchine, aerei e camion. Cambiare le nostre scelte alimentari e adottare una dieta meno ricca (se non priva) di carne avrebbe dunque un impatto significativo sulle emissioni globali di CO2 e metano: Allego questo link: L’industria della carne produce il 14% delle emissioni globali di gas serra, … Ma anche tra le carni rosse ci sono numerose differenze!
https://www.paginegialle.it/magazine/food/carne-rossa-cosa-significa-perche-si-chiama-cosi-840
Elia
l’ uso della terra come pascolo e l’uso della terra per la produzione di mangimi e quindi “il settore dell’allevamento rappresenta, a livello mondiale, la fonte maggiore di degradazione del suolo e deforestazione. In termini di emissioni di gas serra, il bestiame e la produzione di mangime generano rispettivamente più di 3 miliardi di tonnellate di CO2. Il trasporto post-produzione e la lavorazione contribuiscono solo in minima parte alle emissioni legate alla produzione di beni alimentari. Riducendo lo spreco di cibo e il consumo di alimenti che generano una grande quantità di gas serra, noi possiamo contribuire a ridurre le emissioni provenienti dall’agricoltura. è inoltre importante ridurre le emissioni prodotte dal settore dell’allevamento. per farlo bisogna limitare i finanziamenti degli allevamenti intensivi, in questo modo ne rimarrebbero pochi e si userebbero meno risorse d’acqua, ma non solo, la deforestazione per creare terreni per la produzione di cibo per bestiame sarebbe minore. Negli allevamenti intensivi sarebbe opportuno ridurre la concentrazione di animali per evitare la nascita di malattie che potrebbero essere trasmesse anche all’uomo.
La deforestazione contribuisce a creare l’effetto serra per questo sarebbe utile controbilanciare la deforestazione iniziando una azione di riforestazione e creando una gestione degli ecosistemi forestali a livello mondiale per non rovinare eccessivamente le grandi distese verdi.
Evelin
un importante aiuto per il rallentamento del riscaldamento globale sono le foreste pluviali. Grandi aziende come quelle dell’olio di palma si stanno appropriando delle foreste pluviali per sradicare gli alberi e rimpiazzarli con palme per poi ricavare olio da portare in tutto il mondo. In altri casi se l’azienda produce carne rossa può comprare delle terre nella foresta amazzonica per fare pascolare delle mucche che sono destinate a morire. In questo modo togliendo le foreste e producendo gas metano per via degli escrementi.
Giacomo
questo link parla di che piccole azioni ha fatto il trentino per inquinare di meno, come per esempio non mandare palloncini in aria
https://www.consiglio.provincia.tn.it/news/giornale-online/Pages/articolo.aspx?uid=181401
Letizia
Ho scelto questo sito perchè nella prima parte fa un discorso introduttivo e poi va più nello specifico e consiglia i cibi adatti, per la corretta alimentazione e salute degli animali.
https://yakarandamag.com/it/mucche-metano-e-cambiamenti-climatici/
Rachele
Negli ultimi anni è aumentato il consumo di carne e pesce in Italia. Questa crescita è dovuta alla facilità nel trovare questi prodotti. Infatti, durante le guerre, la carne e il pesce erano difficili da reperire e si mangiavano massimo una volta al mese. Oggi, invece se si ha voglia di carne o di pesce si può andare al supermercato e trovarli.
Riccardo Rudy
Si può dire che l’industria della carne o in genere alimentare produce molto gas serra. Con il passare degli anni si produce più del triplo di carne rispetto a 50 anni fa grazie agli allevamenti intensivi che aumentano sempre di più perché diamo l’80% del ricavato delle coltivazioni agricole per nutrire gli animali. Facendo questo ogni anno vengono abbattuti tra i 280 e i 320 km2 per lasciare spazio alle coltivazioni. Molte aziende come Plant Based Foods Association e Good Food Institute si stanno impegnando a soddisfare i propri clienti consigliando dei prodotti alternativi alla carne cercando di usare il meno possibile ciò che inquina -si può cercare di mangiare meno possibile carne e derivati e ridurre così l’impatto che hanno sull’ambiente seguendo un piatto smart più sano.
https://www.ilsole24ore.com/art/per-carne-senza-carne-un-industria-140-miliardi-AC1mW6b?re
Sofia
Ho deciso di mettere questo link per far vedere che ci sono modi alternativi per consumare meno metano. Il modo che hanno trovato in Svizzera è quello di far mangiare alle mucche mangimi alternativi. Questo articolo è stato pubblicato nel 2019, quindi è un po’ vecchio.
In questo link ho trovato che la Svizzera non è riuscita a raggiungere gli obbiettivi programmati per il 2020.
Sveva